150 anni fa - Donati inaugura l'A.A. 1866-1867
un articolo della serie: 150 anni fa - le tappe della fondazione dell'Osservatorio di Arcetri
Nell'autunno 1866 era previsto che il discorso per l'inaugurazione dell'anno accademico dell'Istituto di Studi Superiori fosse tenuto da un professore della Sezione di Scienze fisiche e naturali. Il presidente della Sezione, il fisico Carlo Matteucci, spronò l'astronomo Giovan Battista Donati ad accettare l'incarico: "Per il novembre prossimo uno dei Prof. al Museo deve leggere la prolusione [...] il discorso inaugurale [...] nell’interesse di tutti bisognerebbe che fosse uno che parlasse del nuovo Osservatorio [...] Mi fareste il piacere di essere voi? Pensateci [...] Ma nell’interesse della nostra scienza e idee e progetti, bisognerebbe lo faceste voi." (lettera non datata conservata in BNCF, Carteggi Vari, 298,189). Quale occasione migliore per rendere noto ad un pubblico più vasto il progetto - e la necessità - di un nuovo osservatorio astronomico per Firenze?
E fu così che, a mezzogiorno di giovedì 15 Novembre, nella sala del Buonumore in Via Ricasoli, N. 50, Donati tenne la sua prolusione. Dinnanzi a lui un uditorio di tutto rispetto: oltre ai professori e al presidente dell'Istituto, Maurizio Bufalini, "oltre a parecchie signore", sedevano il presidente del Consiglio dei ministri, il barone di ferro Bettino Ricasoli, ed il ministro della pubblica istruzione Domenico Berti. Del discorso conosciamo un breve sunto ed il brano della conclusione.
Il sunto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 16/11/1866:
Lesse il discorso inaugurale il professore di astronomia cav. Donati, pigliando ad argomento della sua orazione la scienza astronomica della quale a grandi tratti tessé la storia, compendiandola nei nomi e colle opere dei più grandi astronomi i quali hanno fatto progredire questa scienza, Galileo, Copernico, Flamsteed, Mayer, Bradley, Piazzi, Plana, Mossotti, accennando a un tempo all’incremento grandissimo che s'ebbe dall’accordo e dall’impulso riuniti nell’esattezza delle osservazioni con quella della teoria.
Terminava ricordando l'obbligo che incombe agli italiani di conservare ed accrescere la gloriosa eredità, e le tradizioni che ci ha lasciate specialmente il Piazzi, il quale scopriva nel 1801 il primo asteroide; però a quell'uopo fossero insufficienti gli attuali mezzi che abbiamo, cioè gli osservatori astronomici italiani essere al di sotto del progresso odierno di simili istituti presso le altre nazioni, e de' bisogni della scienza; conchiudeva facendo voti perché fosse stabilito in Firenze un buon Osservatorio astronomico.
La conclusione, riportata da Donati in un altro articolo a supporto dell'Osservatorio, pubblicato su La Nazione del 25/6/1868.
Si crede comunemente che negli osservatori non vi siano occupazioni che quando avvengono in cielo fenomeni straordinari: questo deriva da che gli uomini i quali si trattengono volentieri a considerare un fenomeno straordinario, trascurano poi, in generale, quelle maraviglie della creazione che ad ogni momento si parano loro dinanzi. Anche gli straordinari fenomeni debbono senza dubbio diligentemente osservarsi, e le affascinanti scoperte hanno anch'esse il loro grandissimo valore; ma il lavoro fondamentale dell'astronomia consiste in quelle continue osservazioni pazienti e silenziose che servono a determinare con la maggior precisione possibile i luoghi dei corpi celesti. A questo scopo sono ora rivolte le cure di molti insigni astronomi. Ma per fare tali osservazioni vi vogliono istrumenti ed Osservatori adattati e di molto costo. E noi in Italia, bisogna confessarlo, non abbiamo nessun Osservatorio, che sia capace di poter contribuire con frutto alla determinazione dei fondamenti dell'astronomia. L'esattezza che raggiunse il Piazzi al principio del secolo coi suoi istrumenti, col suo Osservatorio e con la sua perizia nell'osservare, non sarebbe ora più sufficiente. Gli osservatori italiani hanno tutti, chi più chi meno, contribuito in passato al progresso della scienza degli astri, e possono in una certa limitata misura contribuirvi anche ora; ma, e per il materiale quasi tutto antico che possiedono, e per il modo con cui sono fabbricati, non possono oramai più prendere alcuna parte a quel genere di lavori che sono la base fondamentale dell'astronomia.
Per incominciare a togliere in parte questa nostra inferiorità rispetto alle altre nazioni, la quale è tanto più vergognosa, perché sono da noi neglette le belle tradizioni legateci dal Piazzi, io ho già da molto tempo proposto di erigere in Firenze un nuovo Osservatorio che servire possa ai nuovi bisogni dell'astronomia. Il nostro Municipio e la nostra Provincia hanno deciso di contribuire alla spesa occorrente; ed io sento l'obbligo di rendere loro pubbliche grazie in nome della scienza. A me non resta ora che a fare voti affinché ancora il R. Governo, che ne ha dato ottime speranze, compia alacremente un'opera che avrà in seguito una grandissima importanza scientifica e nazionale.
È ora il tempo che oltre a cercare il progresso di quelle guerresche artiglierie che hanno sí utilmente contribuito a rendere unita e rispettata la nostra patria comune, si pensi pure alle pacifiche, ma non per questo meno gloriose artiglierie di cui ha bisogno la scienza per assalire il cielo!
Un Donati pacifista che spara solo alle stelle!
L'articolo sulla Gazzetta Ufficiale del 16/11/1866